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«LA NOSTRA ISLA GRANDE» |
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CUBA |
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• MARZO/APRILE 2003 • Cuba è un sogno. Ma non, o non solo, nel senso che di solito viene attribuito alle destinazioni caraibiche. Infatti Cuba è come sospesa, fuori dal tempo che le passa accanto ma non la scalfisce. Con la sua forma che ricorda un sigaro, posizionata sotto la super potenza statunitense, la Isla Grande mantiene intatta la stessa immagine da decenni e non è difficile prevedere che questa situazione è destinata prima o poi a cambiare, con tutte le conseguenze, positive e negative, che il cambiamento porterà con se. E così partendo da l'Avana, straordinaria capitale con la stupenda architettura coloniale spagnola, con le auto americane anni '50, con la fatiscente bellezza de La Habana Vieja, in pullman verso Santa Clara, la città entrata nel mito per il deragliamento del treno blindato ad opera di Guevara che segnò un colpo decisivo nella rivoluzione, proseguendo per Cienfuegos e quindi per Trinidad, piccolo porto dal glorioso passato. E ancora verso Camaguey, con il suo bel centro storico e le numerosissime chiese, per giungere a Santiago, la culla della rivoluzione cubana, città dalla quale Fidel il 26 luglio del 1953 iniziò la sua lotta per rovesciare il regime di Batista. Poi in aereo di ritorno a l'Avana ed in macchina verso ovest e la provincia di Pinar del Rio, spettacolare regione, con le sue piantagioni di tabacco, le sue remote e bianchissime spiagge, le sue grotte calcaree. Infine ritorno alla capitale, con sosta a Cojimar, il piccolo villaggio di pescatori di Hemingway e del protagonista de «Il vecchio e il mare». Un viaggio tra passato e presente, tra mito e sofferenza, nel ricordo del Che e all'ombra, forse inquietante, degli Stati Uniti. |
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